Sappiamo che le “Life Skills”, ossia le abilità per la vita, intese dall’OMS come competenze in grado di rendere l’individuo “enable”, capace di fronte alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni, rientrano nel bagaglio personale che ogni persona in qualità di cittadino, studente o lavoratore dovrebbe possedere. Come sviluppare le competenze a scuola? Quale dovrebbe essere il ruolo dell’istruzione e quali strumenti sono a disposizione degli insegnanti?
Sviluppare le competenze a scuola:oggi ne abbiamo parlato con Daniela Di Donato, docente di lettere, Animatore Digitale e formatore PNSD; attualmente dottoranda per il progetto universitario “Apprendimento e valutazione nelle tecnologie didattiche innovative” ed autrice dell’E-book “Personalizzare l’apprendimento con percorsi educativi digitali”.
Sappiamo che le Soft Skills si suddividono in tre principali categorie: individuali, sociali e digitali. Ci sono Soft Skills più rilevanti di altre?
No, non esistono soft skills più importanti e meno importanti, sono tutte fondamentali perché collegate le une alle altre. Ad esempio, pensiamo a quando guidiamo una macchina. Affinché si muova compiamo più azioni: giriamo il volante, premiamo la frizione, cambiamo le marce, premiamo l’acceleratore. Ognuna di queste azioni è complementare all’altra e per le Soft Skills accade lo stesso: come possiamo avere pensiero critico, se non abbiamo una minima consapevolezza di noi stessi? Come facciamo a gestire lo stress, se non siamo in grado di gestire le emozioni?
Non implementare queste competenze tra i ragazzi che cosa comporta?
La mancata implementazione di Soft Skills come empatia, pensiero critico, comunicazione e decision making potrebbe causare fenomeni di aggressività, concreta o virtuale come ad esempio il Cyber Bullismo. È necessario educare i ragazzi ad osservare persone e situazioni attorno a loro. Questo significa aiutarli a passare:
da una empatia emotiva: proviamo qualcosa nei confronti di una persona che si trova in una circostanza di pericolo o imbarazzo,
ad una empatia cognitiva: comprendiamo e riconosciamo che in una determinata circostanza sta accadendo qualcosa di sbagliato.
Queste due fasi sono fondamentali per poter agire, prendere una decisione, intervenire o chiamare aiuto. Queste competenze rappresentano le competenze più urgenti, di cui oggi nelle scuole non è più possibile fare a meno.
Con quali tecniche i docenti possono rafforzare o sviluppare le competenze a scuola?
Trattandosi di abilità sappiamo che le Soft Skills possono essere insegnate o implementate. Esistono diversi metodi innovativi, tra questi mi vengono in mente Flipped classroom e Cooperative learning.
- Flipped Classroom o classe capovolta è un metodo nato per merito di due docenti del Colorado, Jonathan Bergmann e Aaron Sams, si basa sull’inversione delle due fasi principali della vita scolastica: lavoro in classe e lavoro a casa. Nella Flipped Classroom quello che prima si faceva a casa (l’applicazione di ciò che ho imparato) si fa in classe insieme ai compagni e al docente e, quello che prima si faceva in classe (l’accesso ai contenuti) si fa a casa, grazie a video o altri learning object creati o selezionati dal docente. Per questo si parla di classe capovolta.
- Cooperative Learning è l’altra faccia della classe capovolta. L’inversione delle lezioni frontali libera spazio per lavori a coppie o in gruppo, nei quali ragazzi svolgono compiti autentici, hanno ruoli precisi e gli obiettivi sono condivisi e verificabili. In questa cornice gli studenti auto-valutano il loro lavoro, acquisendo consapevolezza e capacità di gestire situazioni stressanti, tempo e relazioni.
Parliamo di tecnologie: quanto sono rilevanti per sviluppare le competenze a scuola?
Le tecnologie possono essere utili dispositivi culturali per raggiungere obiettivi di apprendimento più sfidanti, sviluppare le digital skills, lavorare in condivisione, ma allo stesso tempo in maniera personalizzata. Offrono la possibilità di affinare il proprio pensiero critico e creativo, selezionando e producendo contenuti originali.
In che misura la tecnologia aiuta l’apprendimento?
Secondo lo studio “The effects of integrating mobile devices with teaching and learning on students’ learning performance: A meta-analysis and research synthesis”, inerente all’utilizzo dei dispositivi mobili nell’apprendimento e commissionato dall’Università di Taiwan, questi dispositivi hanno un ruolo importante nell’apprendimento. I principali effetti rilevati riguardano:
- sensibile aumento dell’impegno degli studenti nelle attività scolastiche,
- aumento dell’efficacia soprattutto per studenti con bisogni educativi speciali,
- concreta possibilità di personalizzare maggiormente i percorsi di apprendimento.
Utilizzi piattaforme particolari per sviluppare le competenze a scuola tra i ragazzi?
Sì, una di queste si chiama Schoology ed è una piattaforma Learning Management System, all’interno della quale carichiamo lezioni e attività (testo, video, foto, audio). Ci offre la possibilità di aprire confronti e di essere più disponibili verso i ragazzi in orario extra scolastico. Abbattendo le pareti dell’aula imparare diventa possibile sempre e ovunque.
Passiamo all’atto pratico, ci racconti una case-history che vi ha aiutato ad implementare le competenze tra ragazzi?
Uno dei progetti più significativi degli ultimi anni si chiama “Reportage a Berlino” sviluppato in collaborazione con la mia collega Albina Rumeo. Ci interessava indagare sia il rapporto con la contemporaneità, sia il viaggio inteso come metafora del passaggio e della ricerca di se stessi. Per questo abbiamo ideato un Project Base Learning (PBL) intorno ad una domanda: “Berlino è una città contemporanea?”. Questo focus ha permesso ai ragazzi prima di ricercare e poi di produrre materiali su più dimensioni (emotiva, culturale, disciplinare), dando la possibilità di dare la loro personale risposta attraverso uno strumento non consueto: il reportage fotografico. Sono stati necessari mesi di lavoro (individuale, a coppie e a gruppi), che hanno richiesto l’analisi di elementi culturali della città (architettura, religione, politica, economia) e elementi della propria storia personale (come imparo, come mi preparo per un viaggio, come gestisco un cambiamento, come comunico attraverso alcuni social…). Il reportage, per il quale il viaggio di istruzione a Berlino è stata una tappa imprescindibile, è stato realizzato in modalità cartacea e digitale. Durante tutto il percorso e durante la permanenza in Germania, gli studenti hanno utilizzato un blog e strumenti di microblogging, come Twitter e Instagram, per comunicare, alle famiglie e tra di loro, le fasi dell’esperienza che stavano vivendo e le scoperte che progressivamente facevano rispetto al tema che ciascun gruppo aveva scelto.
Daniela, che cosa vorresti dire ai docenti che per la prima volta entrano nel mondo dell’istruzione?
La classe e l’insegnamento stanno cambiando, non siamo più di fronte ad un gruppo di ragazzi che ascolta in silenzio ma, ogni giorno, ci relazioniamo con tanti piccoli gruppi di studenti che parlano contemporaneamente, che magari lavorano con un dispositivo collegato in rete e che grazie ad un inserimento ragionato e pianificato di questi strumenti nella didattica, riescono a sviluppare competenze digitali, sociali e individuali. Insomma, la rete è il mondo in cui viviamo e sarebbe un errore escluderlo dalla scuola.”
Per saperne di più potete acquistare l’E-book “Personalizzare l’apprendimento con percorsi educativi digitali” a questo link.
Conoscete altri metodi per sviluppare le competenze a scuola? Quali avete messo in atto? Raccontateci come vi siete trovati nei commenti!