Come ormai è noto, la pandemia ha trasformato il lavoro da remoto da pratica ancora in fase di sperimentazione e rivolta ad un ristretto gruppo di lavoratori, ad una diffusa modalità di lavoro.
Secondo i dati dell’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, le persone che hanno lavorato a distanza nel 2020, in particolar modo nel momento di fase acuta della pandemia, sono state 6,58 milioni, a fronte di circa 570 mila lavoratori registrati nel 2019. Si stima inoltre che, al termine dell’emergenza, le persone che lavoreranno almeno in parte da remoto saranno complessivamente 5,35 milioni.
Risulta chiaro che ci troviamo davanti a un momento di svolta: tornare indietro non è né possibile, né sensato e anche in questo momento, come in ogni momento di grande cambiamento le aziende si trovano davanti a nuove sfide e grandi opportunità.
I dati parlano chiaro: una grande flessibilità e una modalità di lavoro ibrida saranno alla base del “new normal”.
L’introduzione massiva del lavoro da remoto, i processi di digitalizzazione e le nuove dinamiche organizzative stanno mostrando alle aziende di ogni settore quanto sia necessario rafforzare le competenze collaborative e la padronanza degli strumenti digitali di ogni dipendente. Come? Supportando l’adozione di comportamenti più agili, che integrino le nuove tecnologie e trasformino le relazioni con colleghi, clienti e stakeholder in generale.
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