Fine dello stato di emergenza e Smart Working

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La tanto attesa fine dello stato di emergenza ha finalmente una data: 31 marzo 2022.  Infatti, secondo gli esperti, si potrebbe sperare nella trasformazione della pandemia in endemia, fase in cui un virus è talmente diffuso che non è considerato più un pericolo per la comunità, e, dunque, al ritorno alla normalità. Nel corso di due anni di convivenza con il Covid-19, si è diffuso nel mondo lavorativo un vocabolo che per alcune aziende era già noto da anni, e che è risultato una forte ed efficace risposta alle sfide poste dalla pandemia: lo Smart Working.
Tuttavia, con la fine dello stato di emergenza ci si domanda se sono previste delle modifiche significative in materia dello Smart Working e se, ritornando alla normalità, sarà necessario ritornare pure in ufficio.
In questo articolo scopriremo cosa si intende per Smart Working, quali sono le nuove disposizioni normative, e vi illustreremo alcuni motivi per cui lo Smart Working potrebbe essere utile e costruttivo non solo in contesti eccezionali, ma anche dopo la fine dello stato di emergenza.

Cosa si intende per Smart Working?

Negli ultimi due anni tutti noi abbiamo sentito parlare di lavoro agile o abbiamo lavorato in modalità Smart Working. Tuttavia, siamo certi di sapere esattamente in cosa consiste?
Come riporta l’apposito documento della Camera dei deputati, con il termine “lavoro agile” non si intende una tipologia contrattuale autonoma, ma ci si riferisce ad una particolare modalità di lavoro (disciplinata dalla legge numero 81 del 2017), che si svolge al di fuori dei locali aziendali, ed è basata su una flessibilità di orari e di sede.

Smart Working e il contesto normativo per il settore privato

Cosa succederà dopo il 31 marzo 2022 e la fine della normativa transitoria?
Dal 1° aprile si tornerà alla “normalità” e, cioè, alla disciplina prevista dalla legge n. 81/2017 in materia di lavoro “agile” e dal protocollo nazionale del 7/12/2021. Alcuni dei punti fondamentali dei diversi articoli di tale documento sono riportati di seguito:

  • Con la fine dello stato di emergenza, la decisione di lavorare in modalità Smart Working è esclusivamente volontaria, il che significa che, nel caso in cui il lavoratore rifiutasse di lavorare da casa, non dovrebbe subire alcuna sanzione.
  • L’introduzione di accordi individuali (come fissato dalla legge 81 del 2017), garantiranno ai lavoratori il riconoscimento delle stesse tutele e degli stessi diritti del lavoro in ufficio.
  • I lavoratori che lavoreranno da casa in modalità Smart Working dovranno essere forniti di tutti gli apparecchi tecnologici necessari dall’ufficio.

Cosa abbiamo imparato?

In grandi linee, lo Smart Working ha dimostrato di avere numerosi vantaggi sia per i lavoratori che per le aziende, secondo quanto riferisce al Sole 24 Ore Pasqualino Albi (ordinario di diritto del Lavoro all’Università di Pisa e consigliere del ministro Andrea Orlando).
Di seguito riportiamo quelli che, secondo apposite ricerche condotte, sono maggiormente apprezzati sia dai lavoratori che dalle aziende.

  • Nonostante non ci siano differenze tra i lavoratori in Smart Working e i lavoratori in ufficio per quanto riguarda i giorni di malattia e i permessi di lavoro, le aziende hanno notato un minore assenteismo sul lavoro da quando è stato introdotto il lavoro agile.
  • Con il lavoro svolto da casa, è stata notata dalle aziende una riduzione delle spese generate dal lavoro in ufficio, mentre i lavoratori hanno risparmiato sui trasporti indispensabili per raggiungere il luogo di lavoro.
  • Ultimo, ma non meno importante, il lavoro agile giocherà un ruolo significativo in materia di lotta al cambiamento climatico, secondo quanto affermato nella Cop26 di Glasgow.

Tuttavia, c’è ancora molta strada fare…

La pandemia è stata una grande sfida per le aziende. Nonostante ciò, alcune grandi realtà sono riuscite a strutturarsi sempre meglio e a crescere, approfittando dell’innovazione digitale.
Invece, tante PMI si sono trovate impreparate a questa nuova modalità di lavoro e non sono riuscite ad ottenere i risultati desiderati. Non solo: è stato verificato un minor scambio di idee tra colleghi e un peggioramento nella comunicazione.
Di conseguenza, in un contesto di emergenza sanitaria, alcuni dipendenti hanno associato lo Smart Working ad emozioni negative, costruendo dei pregiudizi e dimostrando poca fiducia nei confronti di questa nuova modalità di lavoro, come riportano i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.
Tutto ciò mentre secondo stime ministeriali lo Smart Working interesserebbe fino a 8 milioni di persone (che corrisponde al 30% della forza lavoro) e, grazie ai vantaggi per i quali questa nuova modalità di lavoro si è distinta fin da subito, è nata l’esigenza di introdurre lo Smart Working nel sistema lavorativo italiano in maniera permanente.
Tuttavia, si può dire con certezza che tutte le aziende, e soprattutto le PMI, siano pronte a realizzare un passaggio così radicale?
La missione di Wattajob è quella di accompagnare le aziende in questo percorso verso il lavoro agile, fornendo i principali strumenti e competenze digitali e comunicative all’interno dell’ambiente del lavoro, per permettere all’azienda di essere sempre aggiornata, competitiva nel mercato del lavoro, e sostenibile.
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