E se creare un’app insegnasse prima di tutto ad essere persone migliori? Questa è l’idea di Coding By Design, un approccio che porta il mondo delle app a scuola per sviluppare empatia e problem solving.
Cosa c’entra imparare a creare una app a scuola con l’essere empatici? Molto più di quanto non sembri.
Douglas Kiang, insegnante di Honolulu, ritiene che ci sia qualcosa di sbagliato nell’approccio standard al coding. Si insegna ai bambini come scrivere prima di tutto immergendoli in storie e testi e, secondo lui, bisognerebbe fare la stessa cosa anche con il coding e la programmazione. Questo approccio si chiama Coding By Design e porta a realizzare una app a scuola per aiutare a sviluppare empatia e problem solving.
Creare una app a scuola passo a passo
Realizzare una app ben congegnata e ben fatta richiede non solo competenze di programmazione, ma anche di costruzione di interfaccia utente e di metodologie per migliorare la user experience. Ecco perché gli studenti delle sue classi vengono spinti a creare app funzionanti e utili, che risolvano problemi reali per persone reali.
Tradizionalmente si insegna il coding a partire dagli elementi basilari, per poi avvicinarsi agli elementi più complessi. Per Douglas in questa maniera si estrapolano alcuni elementi dal contesto e si impedisce ai ragazzi di vedere il disegno nel suo insieme, appassionandosi alla materia. Lui parte invece dallo spiegare ai ragazzi qualcosa in più sulle applicazioni per cellulare. Lancia una sfida ai ragazzi, proponendo loro di creare tutti insieme una app a scuola che faccia qualcosa di utile.
Una volta che emerge un’idea dal brainstorming, si progetta l’interfaccia disegnandola su cartoncini che simulano le diverse schermate del cellulare. Il prototipo viene fatto provare ad alcuni possibili utilizzatori finali, che ne verificano la chiarezza e segnalano eventuali modifiche da apportare. Si crea quindi un nuovo prototipo in cartoncino e si va avanti così fin quando non si ha un modello “funzionante”. Eseguire questo processo con carta e penna è sicuramente molto più facile ed efficiente che farlo fin da subito da codice.
Al prototipo in carta ne segue uno digitale. Esistono diversi tool gratuiti e a pagamento, che permettono di costruire simulazioni interattive senza scrivere una riga di codice. I prototipi digitali sono condivisi online, affinché i possibili utilizzatori finali possano giudicarli. Se il prototipo va bene, si crea una app vera e propria usando un ambiente di sviluppo integrato, ovvero un software pensato per sviluppare un codice e segnalare eventuali errori nella sintassi.
L’approccio Coding By Design è duro e richiede molto tempo, ma è comunque accessibile anche per chi non ha competenze come programmatore. Soprattutto, è un metodo che spinge i ragazzi a definire un problema, a elaborare una serie di possibili soluzioni ad esso e a entrare in contatto con quanti dovrebbero beneficiare del loro lavoro.
Douglas afferma che non importa che alla fine ci sia realmente una nuova app negli store, o che i ragazzi diventino dei programmatori da grandi. Ciò che conta è che imparino a lavorare in gruppo, a comprendere i bisogni altrui e a trovare delle soluzioni ai propri problemi e a quelli degli altri.